giovedì 9 febbraio 2017

Gioco d’azzardo di Stato. La contraddizione dell’Italia che rovina gli Italiani



Mi ha fatto trasalire, ieri, ascoltando non so quale telegiornale, la rettifica pronunciata dalla conduttrice. La giornalista, se così possiamo chiamarla, chiedeva scusa a non so quale sito di gioco d’azzardo online perché erroneamente, parlando di mafia e macchinette mangiasoldi, il telegiornale aveva messo delle immagini riconducibili al sito in questione che, invece, sarebbe legalmente autorizzato dallo Stato e, quindi, degno della massima stima. A momenti casco dalla sedia.
“Legalmente autorizzato dallo Stato”, quello stesso Stato che riconosce la ludopatia come patologia, quello stesso Stato che poi deve correre ai ripari, pagando ingentissimi costi sociali, per i danni compiuti da macchinette e gioco online. Quello stesso Stato, poi, è sempre quello che fa la pubblicità alle lotterie, al Lotto, che lucra sui gratta e vinci e sulle tante forme di scommessa che ci sono in giro. Io non capisco: è come un padre che avvelena i figli, è come un floricoltore che butta il diserbante sui suoi fiori.
È un atteggiamento autolesionista e non trovo alcuna motivazione logica per giustificarlo. E allora tocca pensare male, come sempre, e pensare che ci sia qualcosa dietro, qualche interesse opaco, qualche traffico illecito. Chi ci guadagna col gioco d’azzardo? Lo Stato? Non credo, a conti fatti credo che alla fine spenda di più per riparare i danni di quello che incassa mentre li fa. Allora chi c’è dietro? Il servizio del telegiornale incriminato parlava di gioco illegale e mafia. E se ci fosse la mafia pure dietro quello legale? Magari una mafia diversa, una con un altro nome, ma pericolosa e letale come la prima se non di più?
                                      
Luca Craia

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