lunedì 27 febbraio 2017

Voglia di primavera, voglia di Valnerina. Ma non si può.



Per me i primi raggi di sole, i primi tepori, le prime giornate più lunghe mettono voglia di muovermi, di andare per abbazie, per “mattoni vecchi”, in cerca di bellezze nascoste, di tesori del passato incastonati tra le nostre splendide montagne. Meta prediletta di tante escursione quando non incursioni per l’arte marchigiana e umbra è sempre stata la Valnerina, gioiello della natura, luogo accogliente con gente ospitale, meraviglie da scoprire e cibi da godere con tutti i sensi.
Ho una gran voglia di Valnerina. E la soddisferò, statene certi. Ma quest’anno sarà difficile, molto difficile. Prima di tutto la strada è chiusa a Visso, per cui o si fa il giro dalla parte Umbra o ci si ferma all’inizio del percorso. Una strada come la Valnerina chiusa è una bestemmia, grida vendetta al cospetto di Dio e degli uomini, specie dopo tanti mesi, troppi da quando la frana l’ha bloccata. Non è stato ancora spostato un masso. Non si parla di progetti, di tempi, di quello che si vuole fare.
Poi ci sono le tante bellezze inaccessibili: Fematre, Sant’Eutizio e le tante splendide chiese romaniche della zona hanno subito danni più o meno gravi e, comunque, non sono agibili. E anche in questo caso non si sa quale futuro ci sia per questi gioielli. Non si parla di recupero, di restauro. Le opere d’arte della zona vagano per l’Italia. Addirittura si fa una mostra a Osimo anziché farla in quest’area, quanto meno per favorirne il turismo, le attività commerciali. Eppure di strutture adatte, nel Maceratese, ce ne sono in quantità. Però la mostra si fa nelle Marche del nord. E chissà perché.
Infine ci sono le macerie, le zone rosse, i paesi ancora inaccessibili dopo quattro mesi. Nessuno ha tolto un mattone, nessuno ha pensato di rendere agibili i centri delle cittadine. I ristoranti aperti sono pochissimi, i servizi affidati a pochi temerari che sono rimasti, arrangiandosi contro tutte le avversità, comprese quelle burocratiche che forse sono le più nefaste. I centri storici di Visso, di Ussita, di Castelsantangelo sono off limis, Castelluccio è addirittura irraggiungibile, non si passa. Come le facciamo ripartire queste realtà?
L’area montana marchigiana, così come quella umbra, vive di turismo, specie nella bella stagione. Questa stagione non ci sarà turismo, è inutile farsi delle speranze. E sembra ci sia una volontà precisa per evitare qualsiasi tentativo di ripresa. Non si tratta solo di negligenza, di incompetenza, di incapacità. Qui è evidente che si vuole far morire la zona. E ci stanno riuscendo benissimo.
                                      
Luca Craia

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