mercoledì 22 marzo 2017

Cavalcavia A14. La memoria corta e il fato.



Emilio e Antonella sono stati uccisi. A ucciderli non è stato il cavalcavia che è caduto loro addosso mentre tranquillamente percorrevano l’autostrada A14. A ucciderli sono stati quelli che hanno deciso che sollevare un ponte sulla testa della gente è routine. Li hanno uccisi quelli che non hanno pensato di chiudere l’autostrada, perché il rischio che il ponte cascasse addosso a chi passava sotto fosse un rischio accettabile. Li hanno uccisi quelli che ora puntano il dito contro quattro operai rumeni, magari sottopagati, o contro una ditta che lavora in subappalto prendendo i soldi a babbo morto perché loro devono far quadrare i bilanci, anche a costo di far cascare un ponte in testa alla gente.
Quelli che li hanno uccisi stanno tranquilli. La giustizia sta già facendo il suo corso. C’è un’inchiesta che andrà avanti per anni, alla fine della quale non ci sarà alcun colpevole perché, probabilmente, si è trattato di una tragica fatalità. Una fatalità di routine, che può capitare. E la gente continuerà a passare sotto i cavalcavia autostradali e smetterà, anzi, forse ha già smesso, di alzare gli occhi verso il ponte per timore che gli cada sopra. La gente dimentica in fretta, specie se i media non parlano più di queste cose e, infatti, non ne stanno parlando più.
Però passare in quella strettoia dell’A14, dove una volta c’era un cavalcavia, e pensare che quel cavalcavia ora non c’è perché è finito addosso ad Antonella ed Emilio, fa ancora un po’ impressione. È che non è così facile far sparire in quattro e quattr’otto i monconi del ponte, per fare in modo che la gente, passando, non si ricordi di questa disgrazia di routine. Ma si può tollerare. L’importante è che i giornali tacciano, i telegiornali parlino di pallone e sui social ci si scanni per Paola Perego.
E se un giorno verrà giù un altro cavalcavia, magari ammazzando qualcun altro, ci diranno ancora che è stata una disgrazia, che era un’operazione di routine e che la colpa è dell’operaio che ha sbagliato a mettere un martinetto, o del martinetto che ha ceduto, o del fato ingrato al quale non possiamo opporci. E poi ci dimenticheremo di nuovo.

Luca Craia

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