Io non credo che si tratti di paura,
che sia questo il motivo per il tracollo delle presenze turistiche a Fermo
durante il ponte del 25 aprile. È vero, il calo è drastico - cinquecento
presenze sono ridicole - e va assolutamente analizzato, ma imputarlo alla paura
del terremoto mi pare semplicistico e, comunque, inesatto. È ovvio che sia una
conseguenza del terremoto, ma la paura c’entra poco. La gente non è così
stupida, si informa, e sa benissimo che a Fermo i danni sono stati
sostanzialmente lievi, che si è lontani dal cratere e che si può girare in
sicurezza, per quanto si possa girare in sicurezza ovunque in Italia.
Il problema è molto più serio e
complesso e bisogna ragionare in termini di territorio, cosa a cui, a Fermo, non
si è abituati. Il terremoto ha privato l’intero territorio di gran parte del
suo appeal. Il turismo che viene nel Fermano, specie in stagione non balneare,
è un turismo colto, che cerca opere d’arte, testimonianze storiche, gioielli
culturali. Con terremoto buona parte di questo patrimonio, che è la vera
ricchezza del Fermano e delle Marche, è stata danneggiata o, comunque, resa non
fruibile da parte del pubblico. Basti pensare al Rubens, scasato a Roma perché a
Fermo non si saprebbe dove metterlo, vista l’inagibilità di Palazzo dei Priori.
Ma pensiamo anche all’entroterra, alle chiese chiuse, ai palazzi inagibili.
Pensiamo anche in termini più ampi, perché chi viene nelle Marche visita le
Marche e se Camerino non è visitabile ne risente anche Fermo, incredibile ma
vero.
Il vero danno al turismo derivante
dal terremoto è proprio questo, non la paura. Il danno è che, a distanza di
mesi e mesi, non si è minimamente pensato a trovare delle soluzioni per il
turismo culturale che, in questo modo, morirà. E se d’estate i turisti
potrebbero anche tornare, perché il mare è rimasto dov’è e non ha subito danni
dal terremoto, nei rimanenti nove mesi il territorio marchigiano non ha quasi
più niente da offrire semplicemente perché non ci si è precipitati, come
sarebbe stato necessario, a rendere fruibili i nostri beni culturali. La paura
non è per il terremoto, è per l’incapacità di certa politica.
Luca
Craia
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