Le dimissioni del Sindaco di Ussita, Marco Rinaldi, hanno fatto un
grande scalpore ma, per quanto esse rappresentino un segnale forte, tra pochi
giorni saranno archiviate dalla memoria collettiva per lasciare il posto ad
altre questioni, magari ai risultati della domenica calcistica, chissà. Fatto
sta che, comunque, a parte il gesto significativo da un punto di vista
politico, esse rappresentano l’estrema difficoltà che i sindaci dei paesi
terremotati nello svolgere il loro compito istituzionale e, soprattutto, i
rischi che essi corrono in termini di responsabilità civili e penali. Oggi un
sindaco nell’area del cratere rischia grossissimo qualsiasi cosa faccia,
qualsiasi decisione prenda, qualsiasi carta firmi.
È per questo che ritengo il gesto di Rinaldi un potenziale abbrivio
per una nuova, radicale protesta. Le proteste dei cittadini si susseguono senza
sosta ma, fino a oggi, non hanno prodotto risultati apprezzabili, solo fiumi di
promesse non mantenute. Occorre che le istituzioni locali inizino nuove forme
di protesta che siano efficaci e, per essere efficaci, devono creare problemi
alla macchina burocratica.
Ipotizzo le dimissioni in massa di sindaci. Ne susseguirebbe il
commissariamento dei Comuni. A quel punto entrerebbero in gioco i cittadini con
manifestazioni robuste atte a impedire l’insediamento dei commissari
prefettizi. Infine il rifiuto di recarsi alle urne, per le elezioni anticipate
che conseguirebbero alle dimissioni, completerebbe il quadro. Si tratterebbe di
una forma di protesta forte, coraggiosa e anche pericolosa. Ma credo che, allo
stato attuale, rimanga poco altro. Le parole di Rinaldi, l’impossibilità di
procedere alla ricostruzione con la normativa vigente, disegnano un quadro
inguardabile. Bisogna reagire e in maniera forte, rumorosa, efficace. Questa
potrebbe essere una strada.
Luca Craia
Nessun commento:
Posta un commento