Va detto, per fugare ogni equivoco, che la maggior parte delle
strutture ricettive che ospitano i terremotati “temporaneamente” (uso il
virgolettato perché questo tempo del temporaneamente non è specificato),
trattano questi ospiti particolari con cura, umanità e gentilezza. Ne abbiamo
ampie testimonianze, con storie di amicizia e solidarietà tra terremotati e
albergatori molto frequenti e toccanti. Purtroppo, però, si registrano alcuni
casi contrari che ci parlano di mancanza di umanità, di tatto o anche di
semplice buon senso.
Cibo scarso, di pessima qualità, immangiabile, ma anche carenza nei
servizi, scarsa pulizia, alloggi dove non c’è nemmeno un misero televisore,
questo è quello che mi ha raccontato un amico sfollato marchigiano. Situazioni
incredibili, testimoniate da foto che ritraggono cibo incomprensibile, pare
immangiabile e, comunque, di quantità davvero esigua, situazioni che ci parlano
di diritti calpestati, dignità umana massacrata in nome di un profitto che, a
pensarci bene, ci sarebbe ugualmente anche trattando la gente con più umanità. Perché
se in certe strutture c’è serenità e rispetto, non si capisce perché in altre
non debba esserci.
Poco conta, in fatto di disumanità, la disorganizzazione della
Regione, il fatto che i pagamenti arrivino tardi e male, che le decisioni e le
istruzioni siano farraginose e nebulose. Qui manca l’uomo, manca la
sensibilità, manca il rispetto. Ho precedentemente scritto che le
responsabilità di tutto questo sono politiche e lo confermo: se si fosse
lavorato meglio oggi gli sfollati sarebbero nelle loro terre, magari dentro una
casetta di legno non proprio comodissima ma che, comunque, sarebbe casa loro,
un luogo dove vivere con dignità e rispetto di se stessi. Invece molti sono
costretti a vivere vessati da albergatori senza scrupoli. E sì, la
responsabilità è decisamente politica. Ma questi imprenditori dovrebbero
comunque vergognarsi.
Luca Craia
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