venerdì 23 giugno 2017

Dove lo trovo il tempo per scrivere tutta ‘sta roba?




Capita spesso, ma proprio tanto spesso, che la gente mi chieda: “ma dove lo prendi il tempo per scrivere?”. La domanda a volte è pretenziosa, sottintende la frase “non c’hai niente da fare?”. Altre volte, invece, è pura curiosità. Così, senza intenti polemici ma solo per rispondere all’unisono a tutti, vi spiego come funziona, anche in modo che, in futuro, anziché mettermi a spiegare, posso dire: “vattelo a leggere”.
Per avere da fare, ho da fare, anche parecchio. Ho un’attività commerciale e chi ha un’attività commerciale sa che è un lavoro che impegna almeno dodici/tredici ore al giorno sei giorni su sette, con pochissime ferie e scarsissime occasioni di riposo. Però è anche un lavoro che ha dei tempi morti e mi consente di scrivere utilizzando quelli.
Va anche detto che, per scrivere un pezzo, normalmente non ci metto più di cinque minuti. Scrivo di getto, e rileggo solo dopo, a pubblicazione avvenuta, lasciando passare del tempo altrimenti, rileggessi immediatamente, molti errori mi sfuggirebbero. Per questo spesso potete trovare dei refusi nei miei pezzi, che magari correggerò a una rilettura successiva ma, appena pubblicati, restano lì per diverso tempo.
Scrivere è per me un bisogno fisiologico, più che una passione. Se non scrivo di attualità, di politica, di cronaca, scrivo di ricordi, di poesie, di musica. Ma devo scrivere, ogni giorno, altrimenti mi rimane dentro qualcosa. E in questo caso non c’è purga che tenga.
Con questi tempi di scrittura, se sono ispirato, riesco a pubblicare tre, quattro, cinque pezzi al giorno. Anche scrivendo cinque pezzi, in un giorno avrei “buttato via” circa venticinque/trenta minuti. Molto meno di quanto, alcuni di quelli che mi domandano dove prendo il tempo per scrivere, spendono in discussioni edotte su Donnarumma, Mussolini, belle figliole o ricette elaborate.

Luca Craia

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