“Disastri e ricostruzione”, questo è il titolo del tema di maturità di
argomento storico-politico sui cui gli studenti italiani, stamattina, potevano
scegliere di cimentarsi per la prova di italiano. Un titolo pesante, se
vogliamo anche insidioso, perché si scivola su argomenti che, abbiamo notato
bene, urtano particolarmente la sensibilità di taluni, specie quelli
particolarmente affezionati a un certo tipo di politica che tutto guarda tranne
che l’interesse collettivo. Capitasse un commissario esaminante del PD a
correggere il tema di un ragazzo terremotato, temo serie ripercussioni sul voto
finale.
Però vorrei cimentarmi anch’io su questo saggio. Proviamo:
Tema
Disastri e ricostruzione
Svolgimento
Il 24 agosto del 2016, nelle regioni dell’Italia Centrale, c’è stato
un forte terremoto. La terra ha continuato a tremare per giorni e giorni
finchè, a ottobre, altre due forti scosse hanno finito l’opera distruggendo
tutto quello che era rimasto in piedi. Sono morte molte persone, sono crollate
case e palazzi, è venuto giù quasi tutto il patrimonio culturale di questa terra
a cavallo tra le montagne.
Questo è stato il terremoto. Poi è venuto il disastro. La gente è
stata portata via, lontano dai propri paesi. Le famiglie sono state divise,
sparpagliate in luoghi lontani dalle proprie terre, dalle amicizie, dalla
propria comunità. Le stesse comunità sono state smembrate, disintegrate,
distrutte. Chi è rimasto ha dovuto passare l’inverno in condizioni disumane, al
gelo, riparato in roulotte congelate aspettando aiuti che non arrivavano. Gli
animali sono morti di freddo, le attività economiche sono tracollate. Sono passati i
mesi e non si è fatto nulla se non un sacco di chiacchiere e un sacco di
scartoffie da compilare, firmare, ricompilare, rifirmare per non vedere muoversi
nulla, nemmeno una pala meccanica a togliere vie le macerie di vite sfracellate
dal terremoto e mortificate dall’uomo.
Questo è stato il disastro. La ricostruzione, almeno per ora, non si
sa cosa sia.
Luca Craia
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