Parlavo qualche giorno fa con un membro del Comitato Festeggiamenti di
San Serafino, l’associazione che da anni organizza la festa civile del 12
ottobre, ricorrenza del Santo Patrono di Montegranaro. Il mio amico mi ribadiva
la volontà, per quest’anno almeno, di sospendere l’impegno del Comitato per l’organizzazione
dei festeggiamenti, un disimpegno motivato già da tempo sulla stampa dal
Presidente, Marino Stizza. La motivazione è giusta e condivisibile anche se
rattrista molto: la chiesa del Santo è inagibile e senza chiesa c’è poco da
festeggiare.
La festa del Santo Patrono è festa religiosa prima che civile e
festeggiare degnamente il Santo dovrebbe comportare anche la possibilità di
rendergli omaggio, pregarlo, ritirarsi in meditazione davanti alla sua effige contenente
la sacra reliquia. Venendo a mancare questa possibilità che dovrebbe essere il
fondamento di tutto il resto, è logico che perdano di significato anche la
fiera, i cantanti, gli spettacoli, i fuochi d’artificio e tutto il resto.
Da piazza Mazzini, intanto, assicurano che la chiesa verrà messa in
sicurezza e riaperta in tempi brevi. Si parla di un intervento che, secondo l’Amministrazione
Comunale, dovrebbe essere risolutivo seppure con costi contenuti, cosa che
suona piuttosto strana e comporta un atto di fede da parte dei fedeli che, in
quanto fedeli, fede ce l’hanno ma verso nostro Signore e non necessariamente
verso l’Amministrazione Comunale. E io, sinceramente, non mi fido neanche delle
rassicurazioni sui tempi, viste le evidenti fandonie che si raccontano con
leggerezza, vedi il caso della scuola. E, a essere onesti, non mi fido granchè
nemmeno dell’intervento di messa in sicurezza.
Comunque il dato è questo: se non c’è la chiesa non c’è la festa. E se
non c’è la festa muore un altro pezzo di Montegranaro. E non diamo la colpa al
terremoto, le colpe stanno altrove.
Luca Craia
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