È un’autentica ferita aperta per Montegranaro, lo scheletro di quello
che doveva essere il palasport e che, invece, è diventato il simbolo di un
fallimento politico e amministrativo. Un ecomostro formato da quattro pareti di
cemento armato che racchiudono il nulla. Mi correggo, in mezzo non c’è il nulla
bensì uno spazio pieno di lordure e pericoli. Sì perché, oltre a essere un
biglietto da visita estetico rivoltante per Montegranaro, il palaecomostro è
anche un autentico pericolo, assolutamente da non sottovalutare.
L’area non è in alcun modo interdetta, chiunque può accedervi senza
problemi, compresi i bambini. Però il perimetro di questo orrore è pieno di
pericoli più o meno insidiosi: ferri arrugginiti che sporgono, voragini,
autentici precipizi. È sorprendente che, in tanti anni, nessuno si sia mai
preoccupato di mettere quanto meno in sicurezza l’area. E questa è tutto meno
che sicura. Lo sanno bene i residenti che sollecitano interventi da tempo, solleciti, naturalmente, inascoltati.
Risolvere la questione dello scheletro del palasport è estremamente
complesso e costoso. Anche solo pensare ad abbatterlo significa ragionare su
cifre che, al momento, il Comune di Montegranaro non può permettersi, a meno di
rinunciare ad altri investimenti forse prioritari. Ma la messa in sicurezza
dell’area è possibile, anzi, doverosa. Basterebbe una recinzione seria, un
limite da non valicare, che impedisca a chi, avventurandosi in quell’area,
magari inconsapevole dei pericoli, possa farsi male anche in maniera seria.
Basterebbe poco, un po’ di buon senso, un po’ di amore per questo paese. E
forse è proprio quello che manca a chi lo amministra.
Luca Craia
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