Oggi sarebbe dovuto calare il silenzio del dissenso, un silenzio pensato
per rispettare il dolore dei vivi e il ricordo dei morti causati dal terremoto
che, giusto un anno fa, polverizzava il centro del centro Italia, ma che, alla
fine, lascia lo spazio all’autocelebrazione della politica e alle menzogne
sulla ricostruzione. Ma il Vescovo di Rieti non ha taciuto ma ha espresso,
nella sua omelia di stamane, tutto il malessere dei terremotati di fronte al
nichilismo della politica e alla sua sfrontata ipocrisia. Non ho il testo
completo del sermone di Monsignor Domenico Pompili, posso solo trascrivere
alcuni stralci raccolti tra le agenzie di stampa, ma credo che sia interessante
leggerli, per capire che qualcuno dalla parte dei terremotati c’è. Da notare che
i Tg nazionali hanno riportato solo poche parole del Vescovo.
“Ricostruire
è possibile se si evitano frasi fatte del tipo ‘ricostruiremo com'era, dov'era’".
“(Bisogna
evitare una ricostruzione che è) falsa quando procediamo alla giornata, senza
sapere dove andare. Mi chiedo: siamo forse in attesa che l'oblio scenda sulla
nostra generazione per lasciare ai nostri figli il compito di cavarsela, magari
altrove? Rinviare non paga mai. Neanche in politica, perché il tempo è una
variabile decisiva".
Parole forti anche da Monsignor Giovanni D’Ercole che, in un messaggio
alla diocesi, ha detto: “L'anniversario del terremoto vuole essere anche
sforzo di speranza, puntando a una visione del futuro positiva anche se le
difficoltà, gli ostacoli e gli intralci della burocrazia spietata tentano di
spingere lo spirito a un realismo fatale che rasenta il fatalismo della
disperazione”.
Luca Craia
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