giovedì 24 agosto 2017

Il Vescovo di Rieti e quello di Ascoli picchiano duro, nel giorno in cui avrebbero dovuto parlare solo i politici.



Oggi sarebbe dovuto calare il silenzio del dissenso, un silenzio pensato per rispettare il dolore dei vivi e il ricordo dei morti causati dal terremoto che, giusto un anno fa, polverizzava il centro del centro Italia, ma che, alla fine, lascia lo spazio all’autocelebrazione della politica e alle menzogne sulla ricostruzione. Ma il Vescovo di Rieti non ha taciuto ma ha espresso, nella sua omelia di stamane, tutto il malessere dei terremotati di fronte al nichilismo della politica e alla sua sfrontata ipocrisia. Non ho il testo completo del sermone di Monsignor Domenico Pompili, posso solo trascrivere alcuni stralci raccolti tra le agenzie di stampa, ma credo che sia interessante leggerli, per capire che qualcuno dalla parte dei terremotati c’è. Da notare che i Tg nazionali hanno riportato solo poche parole del Vescovo.
“Ricostruire è possibile se si evitano frasi fatte del tipo ‘ricostruiremo com'era, dov'era’".
“(Bisogna evitare una ricostruzione che è) falsa quando procediamo alla giornata, senza sapere dove andare. Mi chiedo: siamo forse in attesa che l'oblio scenda sulla nostra generazione per lasciare ai nostri figli il compito di cavarsela, magari altrove? Rinviare non paga mai. Neanche in politica, perché il tempo è una variabile decisiva".
Parole forti anche da Monsignor Giovanni D’Ercole che, in un messaggio alla diocesi, ha detto: “L'anniversario del terremoto vuole essere anche sforzo di speranza, puntando a una visione del futuro positiva anche se le difficoltà, gli ostacoli e gli intralci della burocrazia spietata tentano di spingere lo spirito a un realismo fatale che rasenta il fatalismo della disperazione”.

Luca Craia

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