martedì 31 ottobre 2017

Strettoia di Porta Romana: pericoli e rimedi



L’indisciplina degli automobilisti montegranaresi è nota e proverbiale, accentuata nel corso degli anni da una polizia municipale cronicamente sotto organico e, comunque, da un atteggiamento estremamente tollerante. Se questo crea disagi per quanto riguarda la famosa questione dei “parcheggi creativi”, in altre situazioni crea dei veri e propri pericoli.
È il caso della strettoia di Porta Romana, intersezione tra via Cavallotti, via Elpidiense Nord, via Risorgimento e via Don Minzoni. Il tratto di strada è regolato da semafori con sensore che rilevano la presenza di vetture e regolano il tempo di attesa col rosso in automatico. Purtroppo, però, non tutti rispettano la segnalazione luminosa.
La maggior parte di coloro che passano col rosso provengono da vie Elpidiense Nord e arrivano all’interno della strettoia in piena accelerazione, rappresentando un notevole pericolo per le vetture che, di solito, in base ai turni di transito stabiliti per l’impianto semaforico, scendono dal centro storico. Altro pericolo, invece, proviene dai ciclisti e dai motociclisti che in diversi casi il rosso non lo vedono proprio e possono arrivare in mezzo all’intersezione sia da monte che dal basso. In quel caso il pericolo maggiore è per loro stessi, ma è chiaro che, comunque, chi dovesse impattare con uno di questi incivili, avrebbe seri grattacapi.
Si sono verificati molti incidenti in questo tratto, alcuni anche gravi, ma non si sono mai prese misure adatte a evitare che questi pericoli si manifestino, sanzionando opportunamente chi li crea. Eppure basterebbe poco. Già un rappresentante della Polizia Municipale che, saltuariamente, si mettesse a pattugliare l’area elevando le contravvenzioni dovute sarebbe un ottimo deterrente, fermo restando che, vista l’inclinazione all’uso delle telecamere dell’attuale amministrazione, un impianto di videosorveglianza che funzioni potrebbe risolvere il problema.

Luca Craia

Francesco Flammini, la Visso che guarda al futuro.



Non è un semplice pasticcere, Francesco Flammini, ma un autentico artista della golosità. Molti conoscono la fama del suo locale, il Caffè Sibilla, luogo di ristoro e delizia dopo escursioni e sciate, di tentazioni dolci e di un calore unico. Dietro, a preparare quelle creazioni sopraffine c’era lui, Francesco, erede dell'arte e del sapere del padre Luigino. Tocca usare il passato, perché il Caffè Sibilla è stato danneggiato in maniera severa dal terremoto e da oltre un anno è chiuso, privando gli amanti delle creazioni del nostro pasticcere, della possibilità di frequentare quel bellissimo locale.
Ma è ancora possibile godere delle sue prelibatezze perché Francesco non si è mai perso d’animo e ha continuato a creare. Proprio domenica scorsa ha presentato la sua ultima invenzione dolciaria, una crostata di pastafrolla al farro farcita di cioccolato e lamponi dei boschi locali che ha chiamato nella maniera più propria possibile: Dolce Vissano. Il Dolce di Visso si unisce alla già amplissima gamma di prodotti speciali che il Caffè Sibilla ha sempre proposto alla propria clientela, tutti prodotti realizzati con materiali di altissima qualità reperiti in loco, come la ricotta, la farina di farro, il Varnelli e la frutta del bosco.
Il locale, dicevamo, non è stato più aperto dal terremoto e ancora non si sa quando sarà possibile sedersi si nuovo nelle eleganti salette del Caffè Sibilla. Ma possiamo gustare le creazioni di Francesco cercando il suo mezzo di locomozione decorato col logo del suo locale con il quale è presente a ogni momento di aggregazione e di svago che si organizza a Visso e dintorni. Vale la pena trovarlo, perché la bontà dei suoi prodotti è unica. In attesa di poter tornare a gustarli nel Caffè Sibilla. Forza Francesco!

Luca Craia

(Ringrazio per le foto Un Aiuto Concreto per i Sibillini)

lunedì 30 ottobre 2017

Pluripregiudicato ruba auto e ci va a prendere il caffè. Denunciato. Soltanto denunciato.



Perché il senso di insicurezza cresce nei cittadini italiani? Perché non ci si sente tutelati da uno Stato che ha fatto del garantismo più che un vanto, un problema sociale? Semplicemente perché accadono fatti come quello accaduto ieri e che ci danno la nettissima sensazione che l’eccesso di garantismo sia davvero la questione di fondo, sulla quale occorre lavorare per modificare un ordinamento che non garantisce più le condizioni minime di sicurezza.
Veniamo al fatto, che vi racconto in nonostante sia ben noto attraverso la stampa: un uomo ruba un’auto a Montegranaro. Il proprietario dell’auto fa denuncia e i Carabinieri si mettono alla ricerca del mezzo. Lo trovano in un autogrill lungo la superstrada 77. Lo conduce un uomo di cinquant’anni, pluripregiudicato, che si era fermato forse per prendersi un caffè. Voi direte: lo arrestano. No, non lo arrestano, lo denunciano e gli fanno la multa per guida senza patente.
Capite? La punizione più grossa è per aver guidato senza patente, mentre per il furto andrà ad aggiungere un'altra denuncia alla sua folta collezione. Andrà in galera? Può darsi, se sarà reperibile per il processo, e comunque per poco tempo, come al solito, per poter poi tornare tranquillamente e delinquere.
Ecco, il problema principale è il garantismo eccessivo. Certamente nessuno auspica uno Stato di polizia, dove i cittadini possano essere sbattuti in galera o peggio a discrezione delle forze dell’ordine ma, come sempre, la virtù sta in mezzo, certamente non al punto dove siamo ora.

Luca Craia